Il packaging, aldilà della mera confezione della merce, coinvolge lungo tutta la filiera un innumerevole quantità di attori, dall’approvvigionamento e la ricerca delle materie prime, alla movimentazione e la logistica, la catena del freddo, il design, la produzione di servizi, la progettazione e la certificazione, l’advertising, la grande e piccola distribuzione organizzata e così via fino alla raccolta ed allo smaltimento adeguato per avviare alla termovalorizzazione, al riciclo o riuso.
Le innumerevoli discipline coinvolte possono essere tenute vicine ed insieme dalle culture del progetto. Il design infatti è per eccellenza una disciplina aggregante poiché non dispone di sapere verticale proprio, ma nella sua necessità elementare di sintesi di conoscenze di altri settori si apre al dialogo finalizzato allo sfruttamento produttivo e culturale delle conoscenze. Un sapere mediatore tra saperi e tra interessi (ICSID 1954; Celaschi, 2008).
L’esperimento fatto recentemente a Bologna, dall’Alma Mater Studiorum nel gruppo di Advanced Design diretto dal prof Flaviano Celaschi, ha dato vita ad una ricerca quali-quantitativa che in 6 mesi ha raccolto oltre 330 casi di innovazione del packaging segnalati da più di 80 Osservatori internazionali.
A Bologna è stato creato un Osservatorio Permanente sull’Innovazione del Packaging, che a partire dalla sensibilità del design tenterà di mettere insieme i saperi dei vari settori scientifici e tecnologici coinvolti nella complessa filiera del packaging per istituire un’organizzazione capace di raccogliere, elaborare e veicolare conoscenze ed esperienze notevoli per la diffusione rapida dell’innovazione di settore.
Durante la tavola rotonda dedicata alle Università Alma Master Studiorum di Bologna tratterà in particolare:
- la scelta dei produttori di beni strumentali del cominciare a lavorare per “il cliente del cliente”, progettando soluzioni anziché aspettare domande dai clienti intermedi;
- la frantumazione e localizzazione della filiera distributiva: circolazione sempre minore della merce, possibilmente sfusa, confezionata vicino al mercato di utilizzo, in apposite centrali di confezionamento outsorcing per tanti prodotti diversi;
- lo smart packaging (IOT e IIOT), che ha assunto un ruolo chiave nel sensorizzare la filiera e costruire una relazione più profonda con l’utente;
- la diffusione del senso di responsabilità verso il pianeta, impone la necessità di trovare strade nuove per l’educazione dei cittadini a diventare consumatori e produttori di rifiuti ad elevato valore di rigenerabilità
- la necessità di un maggiore coinvolgimento della GDO nel processo.